Il professor Scitt, scienziato di prim'ordine, rimirava compiaciuto il suo ultimo ritrovato, tenendolo fra i polpastrelli di indice e pollice: la pallottola ZhW5.
All'improvviso smise di fantasticare e corse al telefono.
"Dica al capitano Pragg di venire nel mio laboratorio."
Poco dopo, l'ufficiale dell'esercito fece ingresso nel laboratorio dello scienziato, i due si salutarono.
"Questa è la pallottola ZhW5, capitano," disse lo scienziato, raggiante.
"Bene, molto bene. Ora bisogna provarla."
"Ho già mandato un inserviente a prelevare uno dei randagi che gironzolano qui attorno."
L'inserviente era già uscito dalla recinzione del Centro Militare di Sperimentazione e si incamminò verso uno spiazzo sterrato nelle vicinanze.
In lontananza, vide saltellare un cucciolo di cane, uscito per gioco dal fogliame dietro cui, probabilmente, si riparava con la madre.
L'inserviente del Centro si diresse verso quel cespuglio, si fece largo tra le foglie e i ramoscelli e vide la madre del piccolo accanto ad altri due cuccioli.
L'animale prese a ringhiare minaccioso, l'inserviente gli mostrò un pezzo di pane e cominciò piano piano a indietreggiare.
La cagna lo seguì per qualche metro, poi, docilmente, lasciò che l'uomo le mettesse un guinzaglio: l'obiettivo di quella madre rimaneva il pezzo di pane per i suoi piccoli.
L'inserviente la condusse verso il Centro Militare di Sperimentazione; prima di varcarne il cancello, gettò il pezzo di pane in un canale di scolo.
La cagna si volse per un istante a guardare i suoi tre piccoli vicino al cespuglio, lontani, indifesi, spauriti.
"Lega il cane su quel tavolo, stringigli l'anello di ferro attorno al collo e assicuralo all'asse: la testa deve rimanere ben ferma."
La cagna, sofferente, quasi impossibilitata a respirare, guardò per un istante davanti a sé.
E vide la canna di un fucile avvicinarsi lentamente ai suoi occhi.
Ma d'un tratto riuscì a guardare oltre quell'orrore, e in fondo ai suoi occhi rivide i propri piccoli.
Poi un colpo assordante.
L'ultima cosa che vide fu una macchia rossa nel suo cranio per una frazione di secondo.
"Ottimo lavoro, professore."
"Con queste munizioni spappoleremo le teste dei nostri nemici."
"Già," fece il capitano. "Del resto, se vogliamo ottenere la pace, dobbiamo ammazzare e distruggere."
"Vero, le nostre sono missioni di pace, missioni umanitarie: noi abbiamo il compito di salvare il pianeta."
"Non so davvero che fine farebbe il mondo senza l'essere umano e la sua scienza."
"Meglio non pensarci," tagliò corto il professore.
"Intanto la proporrò per il Nobel al Comitato di Cultura della Difesa: Nobel per la Pace, s'intende."
"La ringrazio infinitamente, capitano. Posso permettermi di darle un consiglio?... Perché non espone a Exa queste munizioni? Si potrebbero fare degli affaroni."
"Giusto! E magari poi provarle anche su quei pazzi violenti che faranno il corteo: ah, ah, ah, ah!"
[21/3/2011, BX]